E' dall'alto che bisognerebbe guardare
26 maggio 2006
Continua l'opera sperimentale che Alessandro Baricco sta scrivendo quasi quotidianamente sul quotidiano La Repubblica: I barbari.
Siamo già alla quinta puntata. Attenzione però non si tratta di un romanzo a puntate, piuttosto di un saggio che cresce e si fa strade tra le notizie quotidiane e la sempre più invadente pubblicità di un giornale.
E' dall'alto che bisognerebbe guardare
Allora questa volta possiamo iniziare davvero.
Arrivano da tutte le parti, i barbari. E un po' questo ci confonde, perché non riusciamo a tenere in pugno l'unità della faccenda, un'immagine coerente dell'invasione nella sua globalità. Ci si mette a discutere delle grandi librerie, dei fast-food, dei reality show, della politica in televisione, dei ragazzini che non leggono, e di un sacco di cose del genere, ma quello che non riusciamo a fare è guardare dall'alto, e scorgere la figura che gli innumerevoli villaggi saccheggiati disegnano sulla superficie del mondo. Vediamo i saccheggi, ma non riusciamo a vedere l'invasione. E quindi a comprenderla.
Credetemi: è dall'alto, che bisognerebbe guardare.
E' dall'alto che forse si può riconoscere la mutazione genetica, cioè le mosse profonde che poi creano, in superficie, i guasti che conosciamo. Io cercherò di farlo provando a isolare alcune mosse che mi sembra siano comuni a molti degli atti barbarici che rileviamo in questi tempi. Mosse che alludono a una precisa logica, per quanto difficile da capire, e a una chiara strategia, per quanto inedita. Vorrei studiare i saccheggi non tanto per spiegare com'è andata e cosa si può fare per ritirarsi in piedi, quanto per arrivare a leggerci dentro il modo di pensare dei barbari. E vorrei studiare i mutanti con le branchie per vedere, riflessa in loro, l'acqua che sognano e che stanno cercando.
E allora ecco la prima mossa che vorrei isolare e comprendere. Si chiama:
Perdere l'anima.
Devo avere già detto che sembra il titolo di una canzone. Ma non è importante. E' per capirsi.
Ha anche un sottotitolo:
Impara a respirare con le branchie Google!
Voilà. Si inizia.
continua a leggere: I barbari - Capitolo 5
technorati tags: baricco barbari vino
Siamo già alla quinta puntata. Attenzione però non si tratta di un romanzo a puntate, piuttosto di un saggio che cresce e si fa strade tra le notizie quotidiane e la sempre più invadente pubblicità di un giornale.
E' dall'alto che bisognerebbe guardare
Allora questa volta possiamo iniziare davvero.
Arrivano da tutte le parti, i barbari. E un po' questo ci confonde, perché non riusciamo a tenere in pugno l'unità della faccenda, un'immagine coerente dell'invasione nella sua globalità. Ci si mette a discutere delle grandi librerie, dei fast-food, dei reality show, della politica in televisione, dei ragazzini che non leggono, e di un sacco di cose del genere, ma quello che non riusciamo a fare è guardare dall'alto, e scorgere la figura che gli innumerevoli villaggi saccheggiati disegnano sulla superficie del mondo. Vediamo i saccheggi, ma non riusciamo a vedere l'invasione. E quindi a comprenderla.
Credetemi: è dall'alto, che bisognerebbe guardare.
E' dall'alto che forse si può riconoscere la mutazione genetica, cioè le mosse profonde che poi creano, in superficie, i guasti che conosciamo. Io cercherò di farlo provando a isolare alcune mosse che mi sembra siano comuni a molti degli atti barbarici che rileviamo in questi tempi. Mosse che alludono a una precisa logica, per quanto difficile da capire, e a una chiara strategia, per quanto inedita. Vorrei studiare i saccheggi non tanto per spiegare com'è andata e cosa si può fare per ritirarsi in piedi, quanto per arrivare a leggerci dentro il modo di pensare dei barbari. E vorrei studiare i mutanti con le branchie per vedere, riflessa in loro, l'acqua che sognano e che stanno cercando.
E allora ecco la prima mossa che vorrei isolare e comprendere. Si chiama:
Perdere l'anima.
Devo avere già detto che sembra il titolo di una canzone. Ma non è importante. E' per capirsi.
Ha anche un sottotitolo:
Impara a respirare con le branchie Google!
Voilà. Si inizia.
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