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Lavorare come operatore turistico all'estero

28 aprile 2006

L’animatore turistico è una figura professionale abbastanza recente.
I primi a delinearla sono stati gli organizzatori di vacanza francesi che, inventando la formula della vacanza organizzata nel villaggio turistico, hanno introdotto la figura dell’animatore-intrattenitore a cui affidare la gestione dei divertimenti e delle attività ricreative.
Oggi l’animatore svolge la propria attività presso villaggi turistici, alberghi, campeggi, navi da crociera e centri vacanze; il suo intervento è finalizzato a far interagire le persone che compongono il gruppo a lui affidato e stimolare lo sviluppo di potenzialità fisiche, ludiche, espressive, culturali e relazionali di queste persone. Esistono anche le specializzazioni: animatori di contatto, animatori responsabili ristorante, animatori assistenti, animatori per bambini, cabarettisti, coreografi, disc-jockey.
Se amate particolarmente stare con gli altri e farli divertire, se volete lavorare in una situazione di continua vacanza, allora perché non approfittare per fare tutto questo in qualche località esotica? Affrettatevi! Le selezioni sono ormai agli sgoccioli! Per lavorare come animatore turistico è richiesto un diploma di scuola media superiore, età compresa tra i 18 e i 35 anni, attitudine al contatto con il pubblico e conoscenza di una o più lingue straniere. Tra le caratteristiche personali: facilità di comunicazione, temperamento allegro, spontaneità, creatività, fantasia, dinamismo, capacità organizzative, resistenza alla tensione e alla fatica, disponibilità a viaggiare per lunghi periodi. Titolo preferenziale è l’aver seguito corsi nei vari ambiti di specializzazione (ballo, recitazione, musica, canto). Normalmente, in vista della prima stagione lavorativa, i tour operator e le agenzie di selezione organizzano corsi di preparazione per i candidati che abbiano superato la prima selezione. In alcuni casi è prevista la partecipazione alle spese da parte dei selezionati. Mediamente la disponibilità di tempo richiesta ai candidati va dai 2 ai 6 mesi.

Se amate particolarmente stare con gli altri e farli divertire, se volete lavorare in una situazione di continua vacanza, allora perché non approfittare per fare tutto questo in qualche località esotica?
Affrettatevi! Le selezioni sono ormai agli sgoccioli!

Per lavorare come animatore turistico è richiesto un diploma di scuola media superiore, età compresa tra i 18 e i 35 anni, attitudine al contatto con il pubblico e conoscenza di una o più lingue straniere. Tra le caratteristiche personali: facilità di comunicazione, temperamento allegro, spontaneità, creatività, fantasia, dinamismo, capacità organizzative, resistenza alla tensione e alla fatica, disponibilità a viaggiare per lunghi periodi.
Titolo preferenziale è l’aver seguito corsi nei vari ambiti di specializzazione (ballo, recitazione, musica, canto).
Normalmente, in vista della prima stagione lavorativa, i tour operator e le agenzie di selezione organizzano corsi di preparazione per i candidati che abbiano superato la prima selezione. In alcuni casi è prevista la partecipazione alle spese da parte dei selezionati.
Mediamente la disponibilità di tempo richiesta ai candidati va dai 2 ai 6 mesi.
La selezione avviene innanzitutto sulla base dei CV: è perciò molto importante segnalare nel testo, oltre gli eventuali titoli, anche brevetti, esperienze varie di animazione anche in settori del volontariato, il periodo di disponibilità (estiva/invernale), le lingue straniere conosciute, ecc. Le selezioni prevedono colloqui individuali o di gruppo e, in un secondo tempo, un corso di formazione di una settimana generalmente gratuito. Vitto, alloggio e assicurazione sono di solito a carico della società che assume. In genere, le retribuzioni sono abbastanza basse e variano da mansione a mansione. Normalmente 'assunzione è a tempo determinato con regolare pagamento dei contributi. Oltre che gli animatori, nelle strutture che elenchiamo di seguito si cercano anche Istruttori sportivi (tennis, golf, nuoto, canoa, vela, wind-surf, sci nautico, tiro con l’arco, ecc.), tecnici (costumisti, scenografi, tecnici delle luci e del suono, ecc.), baristi, cuochi, camerieri e non solo! www.alpitour.it

La selezione avviene innanzitutto sulla base dei CV: è perciò molto importante segnalare nel testo, oltre gli eventuali titoli, anche brevetti, esperienze varie di animazione anche in settori del volontariato, il periodo di disponibilità (estiva/invernale), le lingue straniere conosciute, ecc.
Le selezioni prevedono colloqui individuali o di gruppo e, in un secondo tempo, un corso di formazione di una settimana generalmente gratuito.
Vitto, alloggio e assicurazione sono di solito a carico della società che assume. In genere, le retribuzioni sono abbastanza basse e variano da mansione a mansione.
Normalmente l'assunzione è a tempo determinato con regolare pagamento dei contributi.

Oltre che gli animatori, nelle strutture che elenchiamo di seguito si cercano anche Istruttori sportivi (tennis, golf, nuoto, canoa, vela, wind-surf, sci nautico, tiro con l’arco, ecc.), tecnici (costumisti, scenografi, tecnici delle luci e del suono, ecc.), baristi, cuochi, camerieri e non solo!

Villaggi turistici

http://www.clubmed-jobs.com/
Villaggi turistici

http://www.costa.it/
Compagnia di navigazione. Navi da crociera.

http://www.2day.it/
Agenzia di selezione

http://www.concordevr.com/
Cooperativa di personale turistico

http://www.art-show.it/
Società di servizi nel settore dell'animazione

www.colorsani.it/form.htm
Azienda di intrattenimento turistico

http://www.delfinoequipe.it/
Società di selezione per hotel e villaggi

http://www.geo-service.it/
Fornisce animazione turistica per tour operator, catene alberghiere e villaggi turistici

fonte: www.eurocultura.it

posted by urbanohumano, 12:50 | link | 1 comments |


Lavorare nella Unione Europea

25 aprile 2006

Lavorare presso un’istituzione europea è a tutt’oggi, per un laureato o un diplomato, una grande aspirazione. Molti giovani sono attratti dal fatto che questo impiego significa innanzitutto vivere all’estero per periodi anche lunghi, in ambienti multiculturali e con persone delle più varie origini.Le istituzioni europee (organizzazioni, uffici e agenzie) occupano globalmente 30.000 persone. Per accedere ad una posizione permanente l’unico modo è attraverso il superamento di un concorso.
Ciascuna istituzione offre anche numerose possibilità di impiego a contratto.
Le istituzioni fanno appello a tre tipi di categorie professionali: i funzionari, gli agenti temporanei e il personale esternoIl principio cardine della selezione è esclusivamente il merito. Nel gennaio 2006 l’Italia era uno dei due Paesi maggiormente rappresentati nel gruppo dei funzionari. Tra funzionari permanenti e a contratto, presso la Commissione lavorano circa 2600 italiani (1100 donne, 1600 uomini), pari all’11,6% del totale.
I numeri degli altri grandi paesi sono: Francia 2600, Germania 2100, Regno Unito 1400.Non dobbiamo, però, dimenticare che non è solo il concorso a permettere l’accesso alle istituzioni europee. Esistono anche altre modalità, che possono variare a seconda della qualifica e di altre peculiarità personali. Esiste, infatti, un bacino più ampio di quello “istituzionale”, dove lo spirito europeo potrebbe trovare altrettanta applicazione. Ci sono tantissimi uffici di “lobbying” in giro per l’ Europa, principalmente a Bruxelles e nel Lussemburgo: dal comparto sociale (es.: i sindacati) a quello delle televisioni pubbliche, dalle rappresentanze economiche italiane (es.: associazioni produttive) fino ai coordinamenti delle organizzazioni no-profit e dello sport.
Chi desidera fare questa esperienza, ma non sa quali siano le possibilità, il percorso del reclutamento, le regole, i tempi, le scadenze, e magari non sa che cosa propriamente aspettarsi, può utilmente leggere la nuova guida di Eurocultura nella collana.
Il principio cardine della selezione è esclusivamente il merito. Nel gennaio 2006 l’Italia era uno dei due Paesi maggiormente rappresentati nel gruppo dei funzionari. Tra funzionari permanenti e a contratto, presso la Commissione lavorano circa 2600 italiani (1100 donne, 1600 uomini), pari all’11,6% del totale. I numeri degli altri grandi paesi sono: Francia 2600, Germania 2100, Regno Unito 1400. Non dobbiamo, però, dimenticare che non è solo il concorso a permettere l’accesso alle istituzioni europee.
Esistono anche altre modalità, che possono variare a seconda della qualifica e di altre peculiarità personali. Esiste, infatti, un bacino più ampio di quello “istituzionale”, dove lo spirito europeo potrebbe trovare altrettanta applicazione.
Ci sono tantissimi uffici di “lobbying” in giro per l’ Europa, principalmente a Bruxelles e nel Lussemburgo: dal comparto sociale (es.: i sindacati) a quello delle televisioni pubbliche, dalle rappresentanze economiche italiane (es.: associazioni produttive) fino ai coordinamenti delle organizzazioni no-profit e dello sport.
Chi desidera fare questa esperienza, ma non sa quali siano le possibilità, il percorso del reclutamento, le regole, i tempi, le scadenze, e magari non sa che cosa propriamente aspettarsi, può utilmente leggere la nuova guida di Eurocultura nella collana Lavorare all’estero

fonte: www.eurocultura.it

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posted by urbanohumano, 17:07 | link | 0 comments |


Sicily Tour

24 aprile 2006

L'associazione studentesca palermitana ERASMUS TUTORING UNION (www.erasmuspalermo.com), associazione no-profit il cui fine è quello di favorire attraverso un servizio di "tutoring" l'integrazione degli studenti universitari stranieri (erasmus) nell'ambito della città di Palermo, organizza nei giorni 30 Aprile, 1 e 2 di Maggio una gita in giro per la Sicilia.
L'idea dell'Associazione, sebbene un pò tardiva considerato che il giro è tra poco meno di una settimana, è quella di trasformare l'evento da una semplice gita in un momento di incontro di studenti universitari Erasmus di diverse città estendendo appunto l'invito ad Associazioni e studenti Erasmus provenienti da altre città sia Italiane che Europee.
Il giro comincerebbe sabato 29 Aprile con l'incontro di tutti i partecipanti a Palermo, seguito da un giro della città, dei principali monumenti e posti di interesse, pranzo ed eventuale bagno a mare nella spiaggia di mondello, e da una festa di benvenuto la sera tutti insieme in una grande villa dove i partecipanti potranno se vorranno trascorrere la notte
(portarsi sacco a pelo o coperte...) e non dovranno quindi trovarsi una sistemazione a Palermo (a meno che non preferiscano farlo per motivi personali).
Il giorno dopo si incomincerebbe il giro vero e proprio della Sicilia (partenza con pullman.....vedi programma allegato)
Per maggiorni informazioni manda una e-mail a etu@erasmuspalermo.com\n

Giulio Virzì
Presidente Erasmus Tutoring Union
Per maggiorni informazioni manda una e-mail a etu@erasmuspalermo.com

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posted by urbanohumano, 16:14 | link | 0 comments |


Vivere gratis

20 aprile 2006

La stagione dei saldi? Uno strumento promozionale del paleolitico. Le offerte due per tre? Roba da matusalemme del marketing. La civiltà dei consumi - in strana simbiosi con i suoi principali detrattori - sta aprendo all'uomo una nuova frontiera all'umanità: la vita gratis. Quella che sembrava un'utopia, infatti, oggi è già un primo abbozzo di realtà. E con un po' d'ingegno e un po' di spirito d'adattamento sbarcare il lunario senza mettere mano al portafoglio è meno difficile di quanto si pensi.

Prendiamo il problema dell'alloggio. Mettersi un tetto sulla testa gratis in giro per il mondo è forse una delle cose più semplici. Sulla rete funzionano decine di siti (i più collaudati sono www.couchsurfing.com, www.hospitalityclub.org e www.servas.it) adibiti solo a questo scopo. Le regole sono semplici. Si offre un posto letto - al limite anche un giardino dove piantare la tenda - nella propria abitazione a viaggiatori di passaggio (contattati e selezionati in rete) che ne hanno la necessità. E in cambio si ottiene ospitalità dai membri del club in qualsiasi angolo del globo. Con durata e metodo di soggiorno regolati solo dal buon senso di padrone di casa e ospite. Couchsurfing - l'esperienza più avanzata in questo campo - ha già "combinato" in meno di due anni di vita a livello mondiale 26mila soggiorni a sbafo per 61mila persone in 190 paesi, di cui oltre 2.100 in Italia.

Un'altra frontiera quasi violata nel cammino verso la vita a scrocco è quella del viaggio. Una volta c'era solo l'autostop. Ora l'universo del gratuito si è evoluto. Michael O'Leary, numero uno della Ryanair (già leader della meritoria crociata per ridurre i costi del trasporto aereo) garantisce che tra cinque anni il 50% dei biglietti delle low cost saranno distribuiti gratis. Con gli utili della compagnia generati da tutti i servizi accessori: dalla vendita di posti letto a quelli delle auto a noleggio, fino al cibo e le bevande di bordo e le roulette che vorrebbe installare sui voli della compagnia.

Ancor più interessante è un fenomeno che sta prendendo piede negli Usa: l'auto gratis. Molte aziende regalano la vettura a gente che garantisce un minimo di percorrenza annuo (in genere circa 20mila chilometri) e ha un curriculum da guidatore immacolato di multe e incidenti nell'ultimo anno. Pagano assicurazione e manutenzione. Unico difetto: l'auto è in realtà una sorta di cartellone pubblicitario ambulante, con la carrozzeria dipinta dei colori e degli slogan del donatore. Ma il risparmio vale l'inestetismo. Gli elenchi aggiornati di questo tipo di offerte si trovano presso provider (come www.freecarindex.com) che dietro un modesto corrispettivo danno la lista dei mecenati.

L'evoluzione delle tecnologie e il calo del costo del lavoro hanno consentito di trasformare in gratuiti un'altra serie di servizi che fino ad oggi si erano pagati. La free-press, i quotidiani scarni ed essenziali sostenuti solo dalla pubblicità e distribuiti gratis nelle città italiane sono ormai un fenomeno di massa. In rete (fatti salvi i costi di connessione) si può mettere su casa - nel senso di un indirizzo email - senza spendere una lira e ricevere in tempo reale posta, documenti e comunicazioni bypassando Dhl e Tnt vari.

Le ricerche su Google & C. - forse non ci si fa caso - sono a costo zero. Diverse compagnie tlc sostengono che anche il servizio di telefonia online in tempi brevi sarà sostanzialmente gratuito. Frugando sul web si trovano ancora gratis in diretta (fino al prossimo intervento di un giudice) le partite della Serie A che qui da casa nostra vengono vendute a peso d'oro da Sky, Mediaset e Tmc.

L'altra faccia del pianeta del gratuito sono le offerte del mondo della solidarietà, nate per combattere la schiavitù del denaro e del consumo. Anche su questo fronte l'offerta è altissima. C'è ad esempio il caso di Freecycle (www.freecycle.org) lanciato da Deron Beal, un hippy dell'Arizona, diventato ormai un fenomeno di costume. In pratica una rete di gruppi locali no profit in cui si offrono gratis oggetti di ogni tipo, dai mobili alle tv alle auto, di cui non si ha più bisogno. Il modello ha clonato oltre 3.500 team ed è già sbarcato in Europa in Germania e Gran Bretagna.

A Parigi funziona regolarmente il Gran Don. Un mercatino delle pulci in cui si regalano oggetti (www.granddon.free.fr) che ha recentemente esportato la sua esperienza con una sessione speciale anche a Palermo. E nei labirinti della rete sta crescendo geometricamente anche il fenomeno del bookcrossing. Vale a dire lo scambio di libri (gratis) tra bibliofili di tutto il globo. Come dire che per avere il vitto gratuito qualche passo c'è ancora da fare. Ma per la fame di sapere, visto anche il numero di enciclopedie online disponibili liberamente online, il terzo millennio ha già quasi quadrato il cerchio.

fonte: www.repubblica.it

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posted by urbanohumano, 14:17 | link | 1 comments |


Il 'Codice da Vinci' incontra Google

19 aprile 2006

Il libro è diventato subito un caso e un super best seller, con oltre 40 milioni di copie vendute nel mondo. Del film, interpretato da Tom Hanks e Audrey Tatou, prossimamente in uscita nelle sale di tutto il mondo, si parla da tempo moltissimo, con corollario di polemiche. Per ingannare l'attesa - e per aumentare parallelamente il tam-tam in vista del 19 maggio, data della prima della pellicola - ora il "Codice da Vinci", con la complicità di Google, sperimenta la forma del puzzle, naturalmente on line.

Era già approdato sulle console e sui telefonini come videogioco, ma per gli appassionati - e sono tanti - del thriller di Dan Brown non era abbastanza. Da qui è nata l'idea di una vera e propria gara da giocare giorno per giorno, "con abilità, intelligenza e perseveranza", come si legge sul sito. Quasi come se fosse un reality.

E in effetti le regole si assomigliano: il gioco-racconto durerà 24 giorni, fino all'11 maggio, con tanto di premio finale in palio. Per partecipare bisogna conoscere la storia del "Codice" fin nei minimi particolari: i vari puzzle sono studiati per ingannare il concorrente, che deve sapersi destreggiare non solo sui temi-chiave della trama, ma anche sui simboli logici, sul linguaggio degli scacchi; deve essere capace di orientarsi sulle mappe della città e interpretare video-indovinelli. Chi uscirà indenne dalle 24 giornate di gioco - quasi un tour de force - si aggiudicherà un biglietto per Parigi in Eurostar.

Per il momento possono partecipare alla competizione solo i giocatori inglesi, americani e australiani, ma c'è da scommettere che il puzzle on line diventerà presto un successo planetario. E in attesa del verdetto del botteghino, Dan Brown si gode il successo della sua creatura e quello giudiziario, dopo essere stato scagionato, insieme alla casa editrice, dal tribunale inglese dall'accusa di plagio.

fonte: www.repubblica.it

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posted by urbanohumano, 10:57 | link | 0 comments |


Lavoro all’estero

16 aprile 2006

La Regione Molise, Assessorato al Turismo e Sport, in collaborazione con la società Eìdema, mette a disposizione n° 70 borse di studio per tirocini formativi di 12 settimane in Spagna, Portogallo, Romania e Malta.

Settore: turismo
Destinatari: neo diplomati, neo laureati e giovani lavoratori residenti nella Regione Molise
Requisiti:
  • avere un'età compresa tra i 18 e i 35 anni ed essere diplomati e/o laureati disoccupati, o diplomati e/o laureati che lavorano da non più di 3 anni;

  • avere buona conoscenza di almeno una delle seguenti lingue: inglese, spagnolo, portoghese, rumeno;

  • essere cittadini di uno stato membro dell'U.E. e non essere residenti o cittadini del paese in cui si svolgerà lo stage;

  • essere residenti nella Regione Molise.


Scadenza: 21 aprile 2006 (ventesimo giorno successivo a quello di pubblicazione del presente bando sul Bollettino Ufficiale della Regione Molise – 1° aprile 2006)

Bando e moduli sono sui siti www.eidema.it e www.regione.molise.it/turismo/bandi07.html.
Per ulteriori informazioni

Eìdema s.r.l.
Formazione e Consulenza
Corso Italia, 32/34
50123 Firenze
tel. 055-294476
cell.: 340-8416202
ldv@eidema.it
www.eidema.it

fonte: www.eurocultura.it

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posted by urbanohumano, 15:28 | link | 0 comments |


Oliviero Toscani: «L’Europa sarà la nostra salvezza»

15 aprile 2006

Fotografo, deus ex machina di campagne di comunicazione internazionali per diverse istituzioni (tra le quali le Nazioni Unite) di note riviste e aziende, una per tutte quella della Benetton, e fondatore di Fabrica, un centro di ricerca internazionale di comunicazione ed arte, co-fondatore di Colors, il primo magazine globale al mondo, Oliviero Toscani fa zoom con le sue creative lens sull’Italia. E le sue stonature con i colors d’Europa.

Ci spiega qual è, secondo lei, il segreto del grande successo del Cavaliere e l’arretratezza della classe politica italiana rispetto all’Europa, che corre veloce senza di noi?
Quando la massa ha un livello basso di intelletto e l’intellighentia non esiste quasi più – perché magari ha trasferito i gentil deretani altrove – è facile farsi elevare dalla massa. Così fa il Cavaliere. Prendiamo ad esempio le sue battute: sono assolutamente normali. Attorno ad una tavola, non farebbe ridere nessuno. Ma dato che in politica non c’è la minima cognizione di cosa sia la creatività, una normale battuta assume echi maggiori. Berlusconi è semplicemente un uomo normale che dice una cosa diversa dall’encefalogramma piatto che contraddistingue politica italiana di oggi».

In una recente intervista andata in onda su Rai 2 ha affermato che la creatività non può essere democratica. Secondo lei, Berlusconi e il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, applicano, rispettivamente, una politica e una finanza creative?
Il processo creativo non è mai democratico. E la finanza creativa non esiste, è un falso, è una battuta. Quanto alla politica creativa, l’unico ad averla adottata è stato Gandhi. E basta. Berlusconi, ripeto, è un uomo normale in mezzo ad una massa di banali.

Di recente ha dichiarato che spera in una vittoria del Cavaliere per poter, da uomo di sinistra, avere il nemico al governo e criticarlo liberamente. Come mai non se la sente di farlo se fosse la sinistra a salire al potere? Eppure la sinistra è “dialettica” per definizione storica...
Dialettica? Ma quale dialettica! La sinistra è fondamentalista. E, in quanto tale, non dà spazio all’intelligenza.

Ma come, non aveva detto che si sarebbe astenuto dal parlare male anche del suo credo politico?
Pur appartenendo a questa “strana famiglia”, sia di pensiero che di cuore, riconosco i suoi spaventosi limiti. La sinistra è priva di qualsiasi tipo di creatività, siamo incivili e banali. Tuttavia qualcuno salverei: Enrico Letta ad esempio e Pier Luigi Bersani. E la stupirò dicendole che nemmeno Giulio Tremonti mi dispiace: è un uomo educato e gentile. A destra non è male nemmeno, come si chiama, Fisichella? Ha capito chi? (n.d.r. Domenico Fisichella, ex senatore di Alleanza nazionale, oggi nello schieramento di sinistra con la Margherita). Ad ogni modo il mio debole, lo rinnovo, va alla validissima Emma Bonino. Emma Bonino for President! Mentre Marco Pannella è colui che più mi assomiglia politicamente. Pannella non è né di destra né di sinistra. È un uomo moderno che ha capito che la destra e la sinistra sono solo divisioni ottocentesche. Ormai lo sanno anche i bambini che viviamo in una società tutta interamente di destra. E per un semplice motivo: tutti inseguono il profitto. Negli anni Settanta era ancora un po’ diverso…

Perché?
Le faccio un esempio: nel 1976 il Sig. Berlusconi un giorno mi invitò a cena a casa di una nobile signora della Milano bene. Chiamò me e Umberto Eco...

Che fiuto, si potrebbe dire…
Eh, sì, ci voleva nella sua scuderia. Aveva pensato di affidarci la sua neonata televisione. Insomma dovevamo prendercene cura dal punto di vista della comunicazione e dei contenuti. Ovviamente né io né Eco accettammo, eppure l’offerta monetaria non era da poco.

Se la destra e la sinistra non esistono più, cosa pensa invece della nuova rinata questione della devolution, delle recrudescenze nazionaliste e dell’Europa dei popoli? Lei che l’Europa ce l’ha nel sangue, si sposta in macchina e macina kilometri da Paese a Paese, come vede il “problema Italia” in seno all’Europa?
Essere nato in Italia non vuol dire niente per me. È solo un documento che lo prova: non sono legato a doppio filo a nessun territorio in particolare. Amo la Svezia, la Norvegia, i Paesi scandinavi in genere. Lì sì, che mi sento a mio agio. Li rispetto e credo che tra gli italiani e loro ci sia una differenza fondamentale. Prendiamo ad esempio la Svezia: è un Paese ricco, popolato da gente benestante. L’Italia invece è un Paese povero, sempre più povero, fatto da ricchi, che speculano e non pagano le tasse.

Si riferisce alle scalate dei furbetti del quartierino? Agli immobiliaristi attualmente sotto la lente della magistratura ? Anche in Italia, secondo lei, è dunque arrivato il momento delle grandi fusioni transfrontaliere?
Assolutamente sì! E sarà quindi l’Europa la nostra salvezza. Ben vengano gli acquisti da società straniere su banche nazionali, come l’offerta pubblica di acquisto dei francesi alla Bnl. Che ci comprino le scuole e i servizi pubblici! Che la Lufthansa compri subito l’Alitalia! Francia, Spagna, Germania e Inghilterra possono produrre servizi più diversificati e migliori. Io acquisto jeans americani, ho un’auto tedesca e non mi sono mai fatto condizionare dalle frontiere dei politici.

Per concludere, Toscani, lei che è un creativo e s’intende di bellezza, in Italia dove trova ancora il senso della bellezza?
Nelle persone. L’Italia è fatta di individui. E anche nella luce e nel magnetismo che questa terra emana... Un’energia non rintracciabile altrove, anche se questo magnetismo è stato anche rovinoso. E poi la bellezza risiede anche nell’arte di questo Paese. Arte di cui si è sempre servito il potere, perché qualsiasi potere ha avuto bisogno dell’arte, che è comunicazione prettamente visiva. Con una duplice valenza: educatrice e dipendente dal potere per crescere. Fotografo, deus ex machina di campagne di comunicazione internazionali per diverse istituzioni (tra le quali le Nazioni Unite) di note riviste e aziende, una per tutte quella della Benetton, e fondatore di Fabrica, un centro di ricerca internazionale di comunicazione ed arte, co-fondatore di Colors, il primo magazine globale al mondo, Oliviero Toscani fa zoom con le sue creative lens sull’Italia. E le sue stonature con i colors d’Europa.

Ci spiega qual è, secondo lei, il segreto del grande successo del Cavaliere e l’arretratezza della classe politica italiana rispetto all’Europa, che corre veloce senza di noi?
Quando la massa ha un livello basso di intelletto e l’intellighentia non esiste quasi più – perché magari ha trasferito i gentil deretani altrove – è facile farsi elevare dalla massa. Così fa il Cavaliere. Prendiamo ad esempio le sue battute: sono assolutamente normali. Attorno ad una tavola, non farebbe ridere nessuno. Ma dato che in politica non c’è la minima cognizione di cosa sia la creatività, una normale battuta assume echi maggiori. Berlusconi è semplicemente un uomo normale che dice una cosa diversa dall’encefalogramma piatto che contraddistingue politica italiana di oggi».

In una recente intervista andata in onda su Rai 2 ha affermato che la creatività non può essere democratica. Secondo lei, Berlusconi e il Ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, applicano, rispettivamente, una politica e una finanza creative?
Il processo creativo non è mai democratico. E la finanza creativa non esiste, è un falso, è una battuta. Quanto alla politica creativa, l’unico ad averla adottata è stato Gandhi. E basta. Berlusconi, ripeto, è un uomo normale in mezzo ad una massa di banali.

Di recente ha dichiarato che spera in una vittoria del Cavaliere per poter, da uomo di sinistra, avere il nemico al governo e criticarlo liberamente. Come mai non se la sente di farlo se fosse la sinistra a salire al potere? Eppure la sinistra è “dialettica” per definizione storica...
Dialettica? Ma quale dialettica! La sinistra è fondamentalista. E, in quanto tale, non dà spazio all’intelligenza.

Ma come, non aveva detto che si sarebbe astenuto dal parlare male anche del suo credo politico?
Pur appartenendo a questa “strana famiglia”, sia di pensiero che di cuore, riconosco i suoi spaventosi limiti. La sinistra è priva di qualsiasi tipo di creatività, siamo incivili e banali. Tuttavia qualcuno salverei: Enrico Letta ad esempio e Pier Luigi Bersani. E la stupirò dicendole che nemmeno Giulio Tremonti mi dispiace: è un uomo educato e gentile. A destra non è male nemmeno, come si chiama, Fisichella? Ha capito chi? (n.d.r. Domenico Fisichella, ex senatore di Alleanza nazionale, oggi nello schieramento di sinistra con la Margherita). Ad ogni modo il mio debole, lo rinnovo, va alla validissima Emma Bonino. Emma Bonino for President! Mentre Marco Pannella è colui che più mi assomiglia politicamente. Pannella non è né di destra né di sinistra. È un uomo moderno che ha capito che la destra e la sinistra sono solo divisioni ottocentesche. Ormai lo sanno anche i bambini che viviamo in una società tutta interamente di destra. E per un semplice motivo: tutti inseguono il profitto. Negli anni Settanta era ancora un po’ diverso…

Perché?
Le faccio un esempio: nel 1976 il Sig. Berlusconi un giorno mi invitò a cena a casa di una nobile signora della Milano bene. Chiamò me e Umberto Eco...

Che fiuto, si potrebbe dire…
Eh, sì, ci voleva nella sua scuderia. Aveva pensato di affidarci la sua neonata televisione. Insomma dovevamo prendercene cura dal punto di vista della comunicazione e dei contenuti. Ovviamente né io né Eco accettammo, eppure l’offerta monetaria non era da poco.

Se la destra e la sinistra non esistono più, cosa pensa invece della nuova rinata questione della devolution, delle recrudescenze nazionaliste e dell’Europa dei popoli? Lei che l’Europa ce l’ha nel sangue, si sposta in macchina e macina kilometri da Paese a Paese, come vede il “problema Italia” in seno all’Europa?
Essere nato in Italia non vuol dire niente per me. È solo un documento che lo prova: non sono legato a doppio filo a nessun territorio in particolare. Amo la Svezia, la Norvegia, i Paesi scandinavi in genere. Lì sì, che mi sento a mio agio. Li rispetto e credo che tra gli italiani e loro ci sia una differenza fondamentale. Prendiamo ad esempio la Svezia: è un Paese ricco, popolato da gente benestante. L’Italia invece è un Paese povero, sempre più povero, fatto da ricchi, che speculano e non pagano le tasse.

Si riferisce alle scalate dei furbetti del quartierino? Agli immobiliaristi attualmente sotto la lente della magistratura ? Anche in Italia, secondo lei, è dunque arrivato il momento delle grandi fusioni transfrontaliere?
Assolutamente sì! E sarà quindi l’Europa la nostra salvezza. Ben vengano gli acquisti da società straniere su banche nazionali, come l’offerta pubblica di acquisto dei francesi alla Bnl. Che ci comprino le scuole e i servizi pubblici! Che la Lufthansa compri subito l’Alitalia! Francia, Spagna, Germania e Inghilterra possono produrre servizi più diversificati e migliori. Io acquisto jeans americani, ho un’auto tedesca e non mi sono mai fatto condizionare dalle frontiere dei politici.

Per concludere, Toscani, lei che è un creativo e s’intende di bellezza, in Italia dove trova ancora il senso della bellezza?
Nelle persone. L’Italia è fatta di individui. E anche nella luce e nel magnetismo che questa terra emana... Un’energia non rintracciabile altrove, anche se questo magnetismo è stato anche rovinoso. E poi la bellezza risiede anche nell’arte di questo Paese. Arte di cui si è sempre servito il potere, perché qualsiasi potere ha avuto bisogno dell’arte, che è comunicazione prettamente visiva. Con una duplice valenza: educatrice e dipendente dal potere per crescere.

fuente: www.cafebabel.com

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Le elezioni italiane spiegate a un concittadino europeo

11 aprile 2006

Perché Romano Prodi ha vinto di misura nelle elezioni politiche del 9 e 10 aprile? La stampa europea non aiuta a capire il fenomeno Berlusconi.
Come spiegare il fenomeno Berlusconi? (vignetta Giulio Zucchini)
Che le Politiche del 9 e 10 aprile abbiano fotografato un’Italia spaccata in due è un dato di fatto. Alla Camera lo scarto tra le due coalizioni è di soli 25.000 voti e l’Unione di Prodi strappa la vittoria – con 341 seggi contro 277 – solo grazie al premio di maggioranza. Al Senato il centro-sinistra totalizza 158 seggi contro i 156 della Casa delle libertà. Ma, al di là della vittoria risicata di Prodi, il dato politico forte è la rimonta di Berlusconi, dato perdente da tutti i sondaggi pre-elettorali e in calo netto nelle consultazioni degli ultimi anni. La sua coalizione si conferma comunque intorno al 50%.

Un Padrino «inadatto» a governare?

Un successo che mette in crisi le certezze di tanti turisti o studenti Erasmus che avevano sperato che l’Italia volesse nettamente voltare la pagina degli “anni bui” del berlusconismo. Invece la vittoria di Prodi è solo di misura. Come spiegarlo? Come spiegare ai nostri concittadini europei che nonostante quel «kapò» proferito contro l’eurodeputato tedesco Martin Schultz che aveva osato contestarlo nel 2003 e quel «coglioni!» indirizzato agli elettori di sinistra, Berlusconi sia comunque riuscito a convincere la metà degli italiani?
Neppure la stampa europea ci aiuta a capire. Basti pensare alla copertina del settimanale francese Telerama di inizio aprile, che lo dipingeva chiaramente come un inquietante mafioso direttamente uscito dal film Il Padrino. O all’(autorevole) giudizio dell’Economist che nel 2003 lo giudicò «unfit», «inadatto» a governare.

Berlusconi non è il principale problema del Paese

La realtà è che metà dell’Italia ha dimostrato di avere fiducia in Berlusconi. E non perché gli italiani sono tutti mentalmente malati come quella casalinga di 66 anni che, avendo perso la memoria, riconosceva solo il volto del Presidente del Consiglio. E neppure a causa del predominio berlusconiano nelle televisioni.
Al contrario c’è un’Italia del disincanto che non ha studiato Scienze Politiche e che non considera il conflitto d’interessi di Berlusconi come il principale problema del Paese. Questa Italia sa, da Machiavelli, che tutti i politici mirano a difendere i propri interessi. Lo scandalo dell’estate 2005 – nel quale la sinistra ha appoggiato con metodi più o meno legali la volontà dell’Unipol di conquistare la Banca Nazionale del Lavoro contro l’Opa della spagnola Bbva – non ha provato il contrario.

L’Italia carnevalesca

Non solo. C’è un’Italia carnevalesca che adora le uscite di Berlusconi e quella che Oliviero Toscani definiva una «creatività» sconosciuta a una sinistra troppo seria, troppo abbottonata. Un’Italia che lo trova “simpatico” e che può apprezzare battute – presentate dalla stampa estera come ridicole nefandezze – quali quella sulle donne che non partecipano alla vita politica «per non venire a Roma e lasciare il marito a casa».
C’è un’Italia degli indecisi, infine, che guarda ai veri problemi del Paese (crescita zero, infrastrutture, immobilismo) e che non ha creduto all’alternativa del centro-sinistra di Romano Prodi. Perché temeva che il leader democristiano sarebbe restato ostaggio dei diktat dell’estrema sinistra o non ha intravisto nel programma dell’Unione una vera voglia di «voltare pagina».

È questa la principale colpa della sinistra. Che, ora, per governare dovrà fare affidamento solo sui voti del Paese reale. La cui metà ha votato Berlusconi.

fonte: www.cafebabel.com

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Pubblicato il Bando Erasmus Mundus 2007/2008: tutti i documenti scaricabili

08 aprile 2006

l Bando generale per l'implementazione dell'Azione 1, dell'Azione 2 e dell'Azione 3 del Programma Erasmus Mundus nell'anno accademico 2007-2008 e dell'Azione 4 nel 2006 è stato lanciato il 20 febbraio 2006. Clicca qui sotto per scaricare il testo ufficiale del Bando 2007-2008 nelle lingue:

Date di scadenza per la presentazione della domanda:
- Azione 1: 30 aprile 2006
- Azione 2: 28 febbraio 2007
- Azione 3: 30 novembre 2006
- Azione 4: 31 maggio 2006

Clicca qui sotto per scaricare il formulario di candidatura per l'Azione 1 nelle lingue:

Clicca qui sotto per scaricare il formulario di candidatura per l'Azione 4:

Altri documenti:
- collegati al sito della Commissione per scaricare i moduli sul soggetto proponente e sulla privacy


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Master internazionale ERARMUS MUNDUS di Viticoltura ed Enologia all'Università

07 aprile 2006

Il 28 aprile 2006 é il termine ultimo per le pre-iscrizioni all’International Master of Science Erasmus Mundus VINTAGE acronimo di Vine, Wine and Terroir Management che vede coinvolta anche l'Università Cattolica S. Cuore di Piacenza. Il Master, di durata biennale 120 crediti, é coordinato dall’Ecole Supérieure d’Agriculture ESA di Angers Francia, e vede coinvolte altre otto istituzioni universitarie europee, e precisamente: l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, l’Università di Bologna, l’Università Politecnica di Valencia Spagna, il Technological and Educational Institute TEI di Atene Grecia, l’Università Corvinus di Budapest Ungheria, l’Università di Tràs-Os-Montes e Alto Douro di Vila Real Portogallo, l’Università di Scienze Agrarie e veterinarie di Bucarest Romania, la Scuola di Ingegneri agronomi di Changins Svizzera. Lo studente svolge il suo percorso didattico-scientifico in almeno 3 Paesi europei e alla fine può ottenere 4 diplomi: i un titolo congiunto sottoscritto da tutte le università di International Master of Science Erasmus Mundus “Vintage”; ii un titolo francese di Diplôme National de Master; iii un titolo spagnolo di Master; iv il titolo italiano di Master universitario di 1 livello in Viticoltura ed Enologia Europea ed Internazionale, solo se lo studente svolge il lavoro sperimentale finale presso l’Università Cattolica S. C.; in quest’ultimo caso lo studente si deve iscrivere anche presso l’Università Cattolica, che rilascia questo titolo, senza oneri aggiuntivi.
Il Master internazionale è organizzato in 7 moduli afferenti a materie della filiera viti-vinicola, quali l'economia ed il marketing del vino, la viticoltura e l'ambiente, il ruolo del “terroir”, l'enologia, le lingue straniere applicata alla viti-vinicoltura. E’ previsto un viaggio di studio di 3 settimane ed una tesi finale di 6 mesi. Possono partecipare i laureati triennali e quinquennali. Le iscrizioni vanno inviate all'ESA di Angers M.me Christel RENAUD, ESA, 55 rue Rabelais, BP 30748, 49007 ANGERS Cedex 01, France. Tel. 33 2 41235555. Fax 33 2 41235565. E-mail: vintagemaster@groupe-esa.com. sito WEB: www.vintagemaster.com. tenendo conto che c’é un numero programmato di 30 studenti e che la quota di iscrizione è di 11.000 euro per il biennio. Informazioni possono essere richieste all'Istituto di Frutti-Viticoltura dell'Università Cattolica S. Cuore di Piacenza tel. 0523 599267.
fonte: www.university.it

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Cpe. A spasso per le università parigine che si preparano ad una nuova protesta

05 aprile 2006

PARIGI. Prima della manifestazione prevista per oggi abbiamo ascoltto una studentessa danese impegnata nel progetto Erasmus nella capitale francese e le abbiamo chiesto cosa ne pensa della situazione crata dal contratto Cpe varato dal Governo francese e quali differenze ci sono con il suo paese d'origine.
Gli scioperi si susseguono, le manifestazioni crescono sempre di più nel seguito popolare. Sembra quasi, ad uno sguardo esterno che tutta la Francia, o almeno quella che ha qualcosa da dichiarare alle televisioni, alle radio, ai giornali, sia mobilitata per domandare il ritiro del nuovo contratto CPE. Gli ultimi sondaggi sembrano concordi: il 60% dei francesi non è d’accordo con il presidente della repubblica, ancora di più vorrebbero il ritiro del CPE.
Una lunga tradizione francese, quella di scendere nelle strade e nelle piazze, per esprimere il proprio disaccordo. Una tradizione, un modo di intendere la democrazia, che è differente dallo spirito danese, dalle sue forme di protesta, per numero di partecipanti e per modalità di manifestare.
Un modo di vedere e di concepire il sistema di manifestare che non è quello di Sophie Lehrmann Gravgaard, studentessa danese a Parigi per continuare i suoi studi sulla comunicazione d’azienda.
A 21 anni, Sophie è qui grazie al programma Erasmus, che le permette di studiare per sei mesi in Francia, e conoscere a fondo questo paese, al quale porta un amore tale da pensare seriamente di trasferirsi definitivamente qui.
Ieri, nel “forum des Artistes”, punto d’incontro, largo spazio lasciato agli studenti dall’architettura anni sessanta del campus universitario di Parigi XIII-Villetaneuse, università nella periferia nord di Parigi, abbiamo chiesto a questa ragazza cosa pensa di questo movimento, di queste manifestazioni sempre più popolari.

Che cosa pensi di questo contratto che sta provocando tutta questa mobilitazione?
«Sono contro questo contratto. Il CPE è pericoloso anche per le persone che hanno una formazione, come gli studenti universitari. È stato concepito per i giovani che non hanno nessuna formazione, e che essendo assunti in un’azienda ricevono una formazione professionale. Ma la flessibilità che cerca di introdurre può essere nociva per persone che hanno già una formazione, che hanno delle qualità e delle capacità, persone che al pari dei ragazzi che lasciano la scuola a 15 anni, possono essere licenziati senza nemmeno un giusto motivo».

Perché allora questo contratto secondo te? Perché questa fermezza in Villepin?
«Io credo che tutte queste siano strategie, manovre politiche. Hanno voluto introdurre ora, in questo momento questo contratto che secondo le loro intenzioni, avrebbe dovuto aumentare il lavoro, l’ impiego. Volevano arrivare alle elezioni politiche del 2007 con un bel risultato, aver diminuito il tasso di disoccupazione, ma al prezzo della precarizzazione».

Ma, il Presidente della Repubblica ha in pratica domandato ai parlamentari di cambiare i punti che erano contestati dagli scioperanti. Questo in effetti è un bel passo avanti per il dialogo, non credi?
«Si, e no. Lui ha solo indicato la strada che voleva fosse seguita per cambiare la legge. Ma non l’ha ritirata. Anzi, l’ha promulgata. Il governo sta dimostrando di decidere da solo, anche nelle sue marce indietro, senza concertazioni con le parti sociali, che dovrebbero esserne invece completamente ammesse. La scelta in questo caso non è bilaterale. È normale che a questo punto, visto il seguito che i sindacati stanno avendo, vogliano giocare al braccio di ferro con il governo»

Che cosa vuoi dire?
«Nessuna delle due parti vuole dialogare. Il governo continua nella sua politica della “torre d’avorio”, decidendo tutto al suo interno, lasciando ai sindacati in effetti solo la scelta se prendere o lasciare».

E’ ancora possibile trattare con questo Governo?
«Ormai io credo che sia una forma di rifiuto a priori. Come dire, per principio. Vogliono far sentire al governo ed al sistema politico che vogliono essere consultati quando le scelte dei politici li interessano direttamente. Credo che questo movimento sia molto simile, nello spirito almeno, al no alla costituzione europea. Anche se la Francia è uno dei paesi promotori dell’Europa»

Che cosa intendi? Quale è il legame secondo te?
«Credo, che anche se molti francesi erano a favore della Costituzione Europea, hanno votato no per dare al governo un segnale. Come se avessero voluto avvisare i loro politici che la situazione era grave, che andava prima risolto il problema della precarietà del lavoro in Francia. Naturalmente questo passava in primo piano rispetto ad una costituzione di una entità sopranazionale che, naturalmente, non è sentita con lo stesso calore che il proprio, privato, problema del lavoro».

Come oggi? Villepin promette che aiuterà il mercato del lavoro il suo contratto
certo che questo contratto aumenterà il numero degli impiegati complessivi. Ma saranno cifre e dati, da sventolare in campagna elettorale, drogati da un sistema perverso. Le cifre aumenteranno, ma nulla impedirà alle imprese riassumere dei giovani, con degli aiuti fiscali, e passato un anno di prova, di lasciarli a casa. Certo, molte più persone lavoreranno, ma dove andranno? Senza sicurezza, senza poter accedere ai mutui, senza potersi costruire un futuro. È per questo che io, come i ragazzi che sono qui, studiamo. Per avere sicurezza nel futuro. E con questo contratto, non è detto che ne avremo

In Danimarca quale è la situazione?
«Da noi, gli studenti escono mediamente più tardi dalle filiere universitarie, qui in Francia i ragazzi possono aver finito l’università a 23 anni. Questo vuol dire che hanno bisogno di lavoro, per affrancarsi dalla famiglia, per crearsi una nuova vita, la loro. In Danimarca il tasso di disoccupazione è più basso che qui, e lo stato non entra assolutamente nel merito di un contratto di lavoro, che è lasciato alla contrattazione tra l’imprenditore e l’impiegato. Per quanto riguarda le manifestazioni, è raro che ci siano un gran numero di persone che scendono nelle strade per manifestare, e ancora meno sono quelle persone che approfittano della situazione per atti vandalici, come invece succede qui».

Sophie oggi non andrà alla Assemblea Generale degli studenti, ha un corso da seguire alla stessa ora. Anche se è d’accordo con i manifestanti, sull’ingiustizia e sulla discriminazione giovani/non giovani che questo contratto introduce, non parteciperà alla manifestazione di martedì. Manifestazione proclamata da tutti i sindacati, per chiedere ancora una volta, senza contrattazioni, il ritiro di questo contratto. In Danimarca lo stato non interviene, l’economia e la società sono certamente diverse, e, la disoccupazione, è più bassa.

fonte: www.primadanoi.it

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Università, sempre più studenti con l’Erasmus ma non dall’Italia

02 aprile 2006

In Europa invece il numero di studenti che lo scorso anno accademico si sono recati all’estero è cresciuto del 6%, passando da 135.453 a 144.037 adesioni. Per la prima volta gli studenti in partenza dal nostro Paese è invece diminuito: dai 16.829 del 2003/2004 ai 16.440 dell'anno successivo. La prima meta dei nostri ragazzi è sempre la Spagna (scelta da 6.005 studenti), seconda la Francia (2.651), terza la Germania (1.772) e quarta la Gran Bretagna (1.341).
Mentre cresce l’interesse degli studenti europei per le esperienze universitarie di tipo 'Erasmus', i nostri ragazzi vanno controtendenza facendo contrassegnare per la prima volta una riduzione delle partenze per lo studio all’estero. A rendere noti i dati 'Erasmus' relativi allo scorso anno accademico, è stata la Commissione europea attraverso una presentazione fatta il 16 marzo dal suo commissario all'Istruzione Jan Figel: il commissario ha detto che il numero di studenti è cresciuto del 6% rispetto al 2003/2004, passando da 135.453 a 144.037 adesioni. Ma nello stesso anno il numero di studenti 'Erasmus' in partenza dall'Italia è diminuito: dai 16.829 del 2003/04 ai 16.440 dell'anno successivo.
Gli studenti di casa nostra sembrano preferire le destinazioni più tradizionali: la prima meta è sempre la Spagna (scelta da 6.005 studenti), seconda la Francia (2.651), terza la Germania (1.772) e quarta la Gran Bretagna (1.341). Molto limitate, invece, le partenze verso la 'Nuova Europa': su oltre 16mila studenti solo 559 hanno scelto le zone centro-orientali del vecchio continente. Di questa zona, comunque, la Polonia è risultata la meta più popolare, con 212 studenti. Non trascurabile il numero di ragazzi che hanno scelto la Romania (137), mentre solo 10 hanno preferito la Bulgaria e 9 la Turchia.
Per quanto riguarda gli studenti d’oltre confine, dalla relazione di Figel risulta che i nuovi Paesi dell’Ue hanno fatto registrare una crescita record del 36%. "Questi dati - ha commentato lo stesso Figel - rivelano che i nuovi Stati membri stanno approfittando a pieno dei benefici offerti dall'ingresso nell'Ue". Il programma, che oltre ai Venticinque stati Ue comprende i due Paesi in via di adesione - Bulgaria e Romania - tre Paesi dell'Area economica europea - Islanda, Lichtenstein e Norvegia - per la prima volta è stato aperto anche agli studenti della Turchia, che nel 2004/2005 sono stati 1.142.
In generale la destinazione preferita degli studenti europei è la Spagna (25.511 arrivi), seguita dalla Francia (20.519), dalla Germania (17.273) e Gran Bretagna (16.266). Solo quinta l'Italia, con 13.370 arrivi. Nei paesi dell'Europa centro-orientale, la prima meta è la Polonia (2.332), seguita da Repubblica Ceca (1.946) e Ungheria (1.297).
La Commissione ha sottolineato che il programma compirà vent'anni l'anno prossimo e che "già da ora le università europee stanno accogliendo i figli dei primi studenti 'Erasmus'. Ma sull'espansione del programma pesano i tagli imposti dall'accordo sul bilancio Ue 2007-2013: difficilmente la Commissione potrà dare seguito alla proposta di aumentare le borse di studio da 150 a 250 euro a studente e all'intenzione di coinvolgere entro il 2013 ben 3 milioni di studenti.

fonte:www2.tecnicadellascuola.it

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