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Lavorare nella Unione Europea

25 aprile 2006

Lavorare presso un’istituzione europea è a tutt’oggi, per un laureato o un diplomato, una grande aspirazione. Molti giovani sono attratti dal fatto che questo impiego significa innanzitutto vivere all’estero per periodi anche lunghi, in ambienti multiculturali e con persone delle più varie origini.Le istituzioni europee (organizzazioni, uffici e agenzie) occupano globalmente 30.000 persone. Per accedere ad una posizione permanente l’unico modo è attraverso il superamento di un concorso.
Ciascuna istituzione offre anche numerose possibilità di impiego a contratto.
Le istituzioni fanno appello a tre tipi di categorie professionali: i funzionari, gli agenti temporanei e il personale esternoIl principio cardine della selezione è esclusivamente il merito. Nel gennaio 2006 l’Italia era uno dei due Paesi maggiormente rappresentati nel gruppo dei funzionari. Tra funzionari permanenti e a contratto, presso la Commissione lavorano circa 2600 italiani (1100 donne, 1600 uomini), pari all’11,6% del totale.
I numeri degli altri grandi paesi sono: Francia 2600, Germania 2100, Regno Unito 1400.Non dobbiamo, però, dimenticare che non è solo il concorso a permettere l’accesso alle istituzioni europee. Esistono anche altre modalità, che possono variare a seconda della qualifica e di altre peculiarità personali. Esiste, infatti, un bacino più ampio di quello “istituzionale”, dove lo spirito europeo potrebbe trovare altrettanta applicazione. Ci sono tantissimi uffici di “lobbying” in giro per l’ Europa, principalmente a Bruxelles e nel Lussemburgo: dal comparto sociale (es.: i sindacati) a quello delle televisioni pubbliche, dalle rappresentanze economiche italiane (es.: associazioni produttive) fino ai coordinamenti delle organizzazioni no-profit e dello sport.
Chi desidera fare questa esperienza, ma non sa quali siano le possibilità, il percorso del reclutamento, le regole, i tempi, le scadenze, e magari non sa che cosa propriamente aspettarsi, può utilmente leggere la nuova guida di Eurocultura nella collana.
Il principio cardine della selezione è esclusivamente il merito. Nel gennaio 2006 l’Italia era uno dei due Paesi maggiormente rappresentati nel gruppo dei funzionari. Tra funzionari permanenti e a contratto, presso la Commissione lavorano circa 2600 italiani (1100 donne, 1600 uomini), pari all’11,6% del totale. I numeri degli altri grandi paesi sono: Francia 2600, Germania 2100, Regno Unito 1400. Non dobbiamo, però, dimenticare che non è solo il concorso a permettere l’accesso alle istituzioni europee.
Esistono anche altre modalità, che possono variare a seconda della qualifica e di altre peculiarità personali. Esiste, infatti, un bacino più ampio di quello “istituzionale”, dove lo spirito europeo potrebbe trovare altrettanta applicazione.
Ci sono tantissimi uffici di “lobbying” in giro per l’ Europa, principalmente a Bruxelles e nel Lussemburgo: dal comparto sociale (es.: i sindacati) a quello delle televisioni pubbliche, dalle rappresentanze economiche italiane (es.: associazioni produttive) fino ai coordinamenti delle organizzazioni no-profit e dello sport.
Chi desidera fare questa esperienza, ma non sa quali siano le possibilità, il percorso del reclutamento, le regole, i tempi, le scadenze, e magari non sa che cosa propriamente aspettarsi, può utilmente leggere la nuova guida di Eurocultura nella collana Lavorare all’estero

fonte: www.eurocultura.it

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posted by urbanohumano, 17:07

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