Noi «erasmiani» di Milano
11 febbraio 2007
Per Micky, 23enne di Gent, il colpo di fulmine con Milano è scattato tra piazza Duomo e la Scala, illuminate dagli addobbi di Natale. Ida, invece, 24enne aspirante avvocato di Stoccolma, giura che a riconciliarla con la nostra città, dopo sfiancanti giornate spese a combattere con la burocrazia, sono i Navigli e la gentilezza inaspettata di qualche abitante: «Milano è fredda e frenetica, ma sa sorprenderti e farti desiderare di non lasciarla più».
Infatuazioni da studenti Erasmus alla prima esperienza lontano da casa? Forse. Ma attenzione: è di un Erasmus da anniversario che stiamo parlando! Il programma di scambio tra studenti universitari lanciato dalla Commissione europea nel 1987, compie 20 anni. Durante i quali gli erasmiani in trasferta nelle università del Vecchio Continente sono aumentati da 3.244 a 150 mila l'anno. E durante i quali Milano, che accoglie circa 2 mila studenti stranieri ogni 12 mesi, è cambiata parecchio.
«Intendiamoci, i 150 euro mensili di borsa di studio non bastano oggi come ieri, quando Bruxelles ti pagava in Ecu e le residenze universitarie costavano meno di 250 euro al mese», spiega Giorgio Marinoni, 28enne che dopo una laurea in Chimica in Statale e un dottorato ad Amsterdam è diventato il presidente dell'Erasmus Student Network (Esn), l'associazione che in tutto il Paese lavora per promuovere l'integrazione tra studenti stranieri e italiani.
«Ma progressi ne abbiamo fatti: 10 anni fa gli Erasmus erano guardati con sospetto, qualcuno si rifiutava di far loro un contratto d'affitto. Oggi hanno un conto corrente dedicato, sconti, e non devono combattere per ottenere un allacciamento telefonico». A chi poi cercasse segni tangibili dell'impatto lasciato da 20 generazioni di erasmiani a Milano, Giorgio suggerisce un giro alle Colonne di San Lorenzo. «Per i botellon: le bevute all'aperto importate dalla Spagna con cui gli studenti combattono il caro locali e, al tempo stesso, insegnano agli italiani come vivere la città. D'inverno e d'estate». Gli italiani, già. Solo dalla Statale, ogni anno, partono per un ateneo straniero 450 studenti. Ma in città c'è chi riesce a godersi quel mix di europeismo, atmosfera internazionale e goliardia che rende indimenticabile l'esperienza Erasmus anche «da casa». Sono gli oltre 300 ragazzi che, ogni settimana, partecipando alle serate in discoteca e agli scambi linguistici organizzati dalle sezioni Esn di Cattolica, Statale, Politecnico, Iulm e Bicocca.
Erasmiani di serie B? No, a giudicare dalla «carriera» di Davide Copecchi. A 30 anni, da Bruxelles, dirige le 144 sezioni di Esn International, vantandosi di essere «un bergamasco che ha fatto l'Erasmus a Milano: mi sono trasferito in città per studiare filosofia e ho cominciato a frequentare gli stranieri della Statale». Di quegli anni, ricorda soprattutto una cosa: «Il gran mal di gambe per le attraversate a piedi della città. Un po' per risparmiare e un po' per coscienza ambientale, gli Erasmus camminavano sempre».
Da questo punto di vista poco è cambiato, denuncia Marie-Gabrielle Riby, 23enne sbarcata a Milano dalla Normandia che ha deciso di restare anche dopo il suo anno di Erasmus per iscriversi a una laurea in scienze dello spettacolo. «Questa città offre moltissimo dal punto di vista culturale, ma come fai a goderti le serate se il metrò chiude prima della fine del teatro e non è sicuro tornare a casa la sera sui mezzi?». La soluzione, oggi come 20 anni fa? Gran scarpinate di gruppo da un angolo all'altro di Milano. Anche così la città cambia, Erasmus dopo Erasmus.
Carlotta Jesi
FONTE:
www.corriere.it/vivimilano/speciali/2007/02_Febbraio/02/erasmus.shtml
Infatuazioni da studenti Erasmus alla prima esperienza lontano da casa? Forse. Ma attenzione: è di un Erasmus da anniversario che stiamo parlando! Il programma di scambio tra studenti universitari lanciato dalla Commissione europea nel 1987, compie 20 anni. Durante i quali gli erasmiani in trasferta nelle università del Vecchio Continente sono aumentati da 3.244 a 150 mila l'anno. E durante i quali Milano, che accoglie circa 2 mila studenti stranieri ogni 12 mesi, è cambiata parecchio.
«Intendiamoci, i 150 euro mensili di borsa di studio non bastano oggi come ieri, quando Bruxelles ti pagava in Ecu e le residenze universitarie costavano meno di 250 euro al mese», spiega Giorgio Marinoni, 28enne che dopo una laurea in Chimica in Statale e un dottorato ad Amsterdam è diventato il presidente dell'Erasmus Student Network (Esn), l'associazione che in tutto il Paese lavora per promuovere l'integrazione tra studenti stranieri e italiani.
«Ma progressi ne abbiamo fatti: 10 anni fa gli Erasmus erano guardati con sospetto, qualcuno si rifiutava di far loro un contratto d'affitto. Oggi hanno un conto corrente dedicato, sconti, e non devono combattere per ottenere un allacciamento telefonico». A chi poi cercasse segni tangibili dell'impatto lasciato da 20 generazioni di erasmiani a Milano, Giorgio suggerisce un giro alle Colonne di San Lorenzo. «Per i botellon: le bevute all'aperto importate dalla Spagna con cui gli studenti combattono il caro locali e, al tempo stesso, insegnano agli italiani come vivere la città. D'inverno e d'estate». Gli italiani, già. Solo dalla Statale, ogni anno, partono per un ateneo straniero 450 studenti. Ma in città c'è chi riesce a godersi quel mix di europeismo, atmosfera internazionale e goliardia che rende indimenticabile l'esperienza Erasmus anche «da casa». Sono gli oltre 300 ragazzi che, ogni settimana, partecipando alle serate in discoteca e agli scambi linguistici organizzati dalle sezioni Esn di Cattolica, Statale, Politecnico, Iulm e Bicocca.
Erasmiani di serie B? No, a giudicare dalla «carriera» di Davide Copecchi. A 30 anni, da Bruxelles, dirige le 144 sezioni di Esn International, vantandosi di essere «un bergamasco che ha fatto l'Erasmus a Milano: mi sono trasferito in città per studiare filosofia e ho cominciato a frequentare gli stranieri della Statale». Di quegli anni, ricorda soprattutto una cosa: «Il gran mal di gambe per le attraversate a piedi della città. Un po' per risparmiare e un po' per coscienza ambientale, gli Erasmus camminavano sempre».
Da questo punto di vista poco è cambiato, denuncia Marie-Gabrielle Riby, 23enne sbarcata a Milano dalla Normandia che ha deciso di restare anche dopo il suo anno di Erasmus per iscriversi a una laurea in scienze dello spettacolo. «Questa città offre moltissimo dal punto di vista culturale, ma come fai a goderti le serate se il metrò chiude prima della fine del teatro e non è sicuro tornare a casa la sera sui mezzi?». La soluzione, oggi come 20 anni fa? Gran scarpinate di gruppo da un angolo all'altro di Milano. Anche così la città cambia, Erasmus dopo Erasmus.
Carlotta Jesi
FONTE:
www.corriere.it/vivimilano/speciali/2007/02_Febbraio/02/erasmus.shtml
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