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"Investite in italiano, gli affari seguiranno" La sfida della Dante agli industriali

23 dicembre 2006

Nell'Europa dell'Est dilaga una febbre made in Italy. Secondo l'Annuario 2006 della Società Dante Alighieri, nonostante il lungo periodo di isolamento politico, si registra uno straordinario aumento della domanda d'insegnamento della nostra lingua. Nel Monte Negro, ad esempio, l'italiano è lingua curriculare nelle scuole.

Che questo accada in posti legati all'Italia da un passato di migrazioni, come il Sud America, è facilmente intuibile. Perchè nell'area balcanica tutti vogliono imparare l'italiano? Secondo Alessandro Masi, segretario generale della Dante Alighieri, due sono i motivi. Il primo, di natura "classica": gli abitanti dell'Est conoscono le nostre opere, le hanno studiate. Il secondo è di natura pratica: l'Italia è partner commerciale per la piccola e media industria balcanica. Già lo scorso anno gli indicatori Eurisko rilevavano un interesse del 76 per cento verso l'Italia. Una cifra in crescita, in proporzione al numero dei progetti tra i due paesi, a partire da quelli tra la costiera romagnola e quella dalmata.

Di certo, non siamo l'unico popolo in Europa che stringe affari con l'Est. Tra i nostri concorrenti il più agguerrito sembra essere la Francia, con i suoi milioni di investimenti scolastici nell'area. Cosa fare dunque? Masi, alla luce dei dati emersi dal rapporto Eurisko e pubblicati nell'Annuario, lancia una proposta alla Confindustria: un asse "lingua a sostegno dell'economia". E' necessaria un'alleanza tra gli industriali e le istituzioni che si occupano della lingua italiana perchè "la lingua è l'economia".

In giro per il mondo l'Italia ha quattrocento scuole della Dante Alighieri, novanta istituti di cultura con servizi scolastici e corsi, più 287 scuole statali ed una miriade incalcolabile di private. Una rete del genere sarebbe un'autostrada per l'industria, anche in vista dell'imminente ingresso di Romania e Bulgaria in Europa.

L'idea è stata lanciata, ora tocca agli industriali coglierla o meno. L'italiano, conferma l'Annuario, è più di una lingua. Italianisti, docenti, responsabili didattici dei Comitati della "Dante", accademici e studiosi, dopo aver analizzato contributi statistici e studi analitici dei rapporti GfK Eurisko e IPSOS, hanno tracciato un quadro dagli aspetti non prevedibili.

Infatti, se alcuni dati possono essere scontati - "amore" resta la parola più amata all'estero, con Giuseppe Verdi, l'"Aida", Celentano e Baglioni siano i simboli dell'identità nazionale - altri lasciano molto riflettere. Più del 76% degli intervistati chiede una maggiore conoscenza di cultura italiana contemporanea incentivando anche gli scambi internazionali. Ma in che ambiti si richiede più "italianità"? Cinema, letteratura e tecnologia, innanzitutto, ma anche nel settore del turismo e degli affari. Risposte che, secondo gli esperti della Dante Alighieri, dimostrano che le nostre scuole all'estero viaggiano al passo con i tempi pur restando vincolate alla tradizione e ai legami umani. "Non a caso - scrive Paolo Peluffo, vicepresidente della Dante - è proprio il nostro stile di vita a stimolare di più l'accostamento alla cultura italiana, addirittura prima dell'arte, della storia e della letteratura. E stile di vita vuol dire prima di tutto solarità nell'affrontare il presente con lo sguardo rivolto verso il futuro".

L'italiano è quindi "uno strumento per comunicare con l'arte e la cultura", "un modo di vivere e di pensare", una forza che l'economia deve saper cavalcare. E quindi, sicuramente, molto "più di una lingua".

via: www.repubblica.it

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posted by qualcuna, 18:54

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