Erasmus tra amarezze e speranze
30 agosto 2006
Guai col learning agreement? Benvenuti nel club! Ecco le emozioni di una futura erasmista.
Tutto cominciò nel febbraio di quest’anno… Mi affrettavo a concludere qualche materia per poter incrementare il numero di esami sul libretto, per poter dire a mia madre: “Ehi Mina, oggi ne ho data un’altra!!”, un’altra tra le totali e infinite 47. La vita a Siracusa era sempre la stessa: lezioni, studio, esami. Tutti questi anni in fondo possono ridursi a queste tre parole. Fin quando non arrivò la svolta…navigavo in internet senza meta e lo sguardo andò a finire sul sito dell’Università di Catania…eccolo il link: PROGETTO SOCRATES - ERASMUS!!
“Ma dai…si…tentar non nuoce, sono ancora in tempo per farlo, anzi, forse è la mia ultima occasione per poter prendere il volo verso un’esperienza più stimolante e costruttiva.”
Così, compilai il modulo, il cuore batteva forte e incessantemente, finchè non arrivai all’ultima pagina : invia domanda…
Fatto!! Prendo parte al concorso per l’assegnazione delle borse Erasmus, mi accettano agli esami scritti, studio un mese di francese per poterli superare; mi ammettono agli orali…faccio il colloquio…è andata. Partirò per Parigi! Fin qui tutto sembrava rose e fiori, tutto mi catapultava nella città più bella del mondo, senza ansie, paure, preoccupazioni.
Il bello arrivò nel momento in cui iniziai a sbrigare tutte le faccende burocratiche necessarie per la partenza. Dal primo all’ultimo modulo da consegnare all’U.R.I. di Catania (acronimo di Ufficio Relazioni Internazionali, gli unici su cui poter fare affidamento) mi resi conto, e non da sola, di come la nostra situazione sia vista in contrasto e in ostilità con tutto il sistema universitario. L’impressione è che le incompetenze, non partano dagli impiegati della segreteria o dalla gente subordinata ad essi, ma da coloro che vengono nominati per garantirci le informazioni e i chiarimenti necessari ad ogni singolo problema. Coloro i quali stanno un gradino più in alto, forse, in realtà, non hanno le conoscenze necessarie o l’interesse per adempiere a un simile incarico.
Tralasciando questo primo ostacolo, facilmente sormontabile grazie all’aiuto tempestivo e puntuale dell’ U.R.I., abbiamo dovuto affrontare il ‘learning agreement‘ - contratto di studio - nel quale vengono indicati gli esami che si intendono sostenere all’estero. E’ un modulo che necessita della firma del professore disposto a convalidare la propria materia con quella estera ‘equivalente’. Ed è proprio qui che inizia il lungo calvario, durato quasi un mese, durante il quale ci siamo (io e gli altri ragazzi interessati) resi conto di quanto sia difficile reperire la maggior parte dei nostri docenti, ma soprattutto di quanto sia difficile convincerli a firmare!!
Quasi nessuno - e sottolineo quasi, poichè alcuni sono stati molto aperti nell’accettare programmi un po’ diversi da quelli previsti per i loro corsi - ha acconsentito a firmare, in quanto le materie propostegli non erano identiche a quelle da loro svolte qui in Italia.
Questo mi ha profondamente rammaricata…partire per studiare all’estero, è l’esperienza più bella in assoluto che può capitarci, soprattutto in una facoltà come la nostra. Il fatto di essere considerati come delle pecore nere, che altro non fanno che creare nuovi problemi, non è giusto!! Siamo in una facoltà di architettura e il mestiere che un giorno andremo a fare, deve obbligatoriamente essere in grado di potersi confrontare in Italia stessa come all’estero. La mancanza di una coscienza capace di capire l’importanza di una simile esperienza, fa perdere ogni speranza circa le ambizioni che mi ero proposta di adempiere inscrivendomi a Siracusa.
http://www.farch.it/2006/08/27/erasmus-tra-amarezze-e-speranze/
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